giovedì 27 gennaio 2011

Bolla 41 ... Mezzogiorno di fuoco ...

Stamane prima di uscire col LungoBascio ho letto un articolo intitolato così: La colpa , la Legge e i presunti non giudizi. Chiamiamolo Articolo A.

Stamane leggere quell'articolo mi ha fatto riflettere sull'enorme difficoltà che nasce dal voler decidere o classificare se l'azione di abortire, terapeuticamente o volontariamente sia un omicidio o meno.
Si dice, si parla, si fanno manifestazioni, ci si scanna su questa necessità che permette alle fazioni in campo di puntare il dito contro l'altro e dirgli francamente:- Tu sbagli! Io sono nel giusto!
E le fazioni hanno dalla loro convinzioni che li aiutano ad argomentare.

Chi è cristiano affronta le proprie battaglie avendo come punto di riferimento determinati principi. Chi non è cristiano ne ha altri, ugualmente determinati, ma che possono o anche no, essere scritti da qualche parte.
Chi affronta il confronto con gli altri seguendo i principi cristiani può giudicare le loro azioni e le proprie basandosi su cosa è stato scritto che è giusto o che è sbagliato.
Chi non è cristiano sceglie su cosa basare il proprio giudizio.
E nessuno, né gli uni né gli altri, può giudicare l'altro se non attraverso i propri filtri.
Quindi in teoria non si dovrebbe esprimere un giudizio senza fare delle premesse tipo:- Guarda Amico, io credo questo questo e questo. Ciò che ti dirò, il giudizio che esprimerò, sono filtrati attraverso questa lente. 
E mai si dovrebbe, credo, immaginare che la lente possa essere universale.
Ed è per questo che credo che accanto a chi pensa che l'aborto sia omicidio ci si spazio anche per chi la pensa diversamente.
Sono andata a leggermi l' articolo B che ha scatenato la reazione descritta dall'articolo in apertura del post, quello chiamato articolo A . Sono rimasta basita: di che parla quell'articolo B? Che messaggio vorrebbe trasmettere?
Dice che siccome abortire nei termini di legge non è reato (qui come altrove) allora non è omicidio. Però poteva evitare di saltare a conclusioni tipo siccome il feto non è considerato una persona allora non c'è vittima e quindi non c'è omicidio.Troppo facile ridurre la questione in termini di legge.
E ti credo che l'autrice dell'articolo A s'è inviperita accalorandosi nel io ho ragione e tu no! E quell'altra di rimando ha fatto lo stesso...
Stanno sullo stesso piano queste due persone:- Hanno usato un unico filtro, il proprio, e continueranno a cozzare la testa l'uno contro l'altro fino a che vincerà il più forte o il più prepotente.
Attaccandosi a dettagli che né l'una né l'altra hanno capito a fondo (penso alle successioni ad esempio, nella storia non nascono per rispetto della vita umana, nascono per salvaguardare i patrimoni e mantenerli in capo ad una stessa famiglia per non smembrarli e dunque rimpicciolire la potenza economica del casato ad esempio...e la terminologia concepito o nascituro, non bambino, è importante a questo fine) per poter dimostrare le proprie tesi si son dimenticate di una cosa:
Ogni persona agisce in base alla propria coscienza, e questa discussione resta sterile se all'atto si deve necessariamente appiccicare un'etichetta sia essa dettata dalla fede o dalla legge e non dal sentire umano.
Forse bisognerebbe fermarsi un minuto a ripensare come la legalizzazione dell'aborto sia avvenuta, come sia nata la 194 e che tipo di condizionamenti abbia subito da chi stava da una parte a spingere accanitamente per la difesa della vita motivata da convinzioni religiose e chi dall'altra premeva per la difesa del diritto della donna, la scelta della donna, giocando con la parola laicità e manovrando la grammatica del Diritto a piacere. Stritolando nel mezzo migliaia di Donne.
E anche a che microscopica particella di tutto quel discorso, che comprendeva la distinzione fra sessualità e maternità, l'analisi del desiderio di essere o di non essere madre, il cambiamento del rapporto con gli uomini, l'elaborazione di un linguaggio autonomo delle donne su se stesse e sull'altro, era l'aborto.

Ho la sensazione che quelle due persone se smettono di pensare di appartenere a due fazioni contrapposte e si guardano negli occhi, donna a donna, forse che forse riescono a mettersi in ascolto l'una dell'altra.
Perché ciò che conta in fondo fra esseri umani non è forse ascoltarsi gli uni con gli altri per potersi davvero rispettare?

BoO0Oolla

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