giovedì 17 maggio 2012

Bolla 197... Si può guarire anche dalla normalità

Avvertenza per la lettura di questo post: aumentare il volume.


Il 17 maggio si celebra la Giornata Internazionale contro l'Omofobia e la Transfobia. In questo giorno ricorre l'anniversario dell'eliminazione dell'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali da parte dell'OMS.  


e siccome in questo periodo mi sento svolazzante come il vento che acceca di raffreddori gli allergici, solleva queste prime avventate gonne estive e infila fra le dita nude di birkenstock la terra e la polvere...io questa giornata me la sono cantata in allegria, con l'ironia che solo certe canzoni molto gaie o che parlano del mondo gaio spriogionano.

Ne vogliamo parlare del superclassico dei classici?

e forza tutti con le manine a fare 
Tutturu turu turu tuuuuuu
(questa canzone mi ricorda l'anno della mia laurea: 2002 fra aprile e maggio ero nell'ordine a Cagliari, a Milano, a Parigi e a Dublino.
In ogni città ho beccato il gay pride o una manifestazione gay.)

Quella fine primavera e i mesi successivi andai ad abitare in una bellissima casa sul lungoLiffey che aveva una porta blu. Al terzo piano, vista Temple bar.


La mia coinquilina francese era lesbica, la mia compagna di stanza era la persona che ho baciato più spesso in Erasmus, stavo per sbarcare a Roma e andare a vivere in una casa abitata solo da lesbiche e le prime due settimane avrei dormito su un divano, in salotto, sotto un enorme culo della Roberta.
Questa Roberta, intendevo.


Si perché le geniali donzelle avevano nottetempo, con maestria da attacchine al contrario, staccato un intero pannello grande due per tre da vicino al cavalcavia della Prenestina.

Questo culo e angelinachecarina (jolie) erano la sola religione imperante fra quelle mura.
 apprezzata un pò da tutti, nella nostra e nella casa dei vicini.


Dovemmo staccare il culone da sopra il divano una volta che al termine di una festa di quartiere, nel senso che a casa c'era tutto il quartiere, qualcuno scrisse fra le chiappe di Roberta "Hic sunt leones".

La prima associazione dove lavoravo stava vicina vicina vicina a uno dei locali gay più famosi di Roma.

Una volta venne un mio amico di erasmus a trovarmi.
Mi aspettava fuori dall'ufficio e per ingannare il tempo decise di (estratto della conversazione telefonica...) Guillaume:- oui oui, je t'attends... je vais m'assoir quelque part boire une bière...
Tradotto:- ma no tranquilla ti aspetto me vado a beve 'na biretta....


Lo ritrovai mbriaco, davanti al Coming Out, con un tipo che gli insegnava la canzone di Elio e le storie tese.
Per la settimana successiva continuò a cantare con la sua erre rotolosamente francese "mi pvesentò son l'ovsettò ricchioné".
Bastarono due o tre bivve pev vivelavgli un mondo.
e dire che per mesi e mesi non mi eva sembvato affatto gaio.

anzi.


Poi gli anni passarono e io andai ad abitare vicino vicino all'appartamento delle chiappe di Roberta, ma un paio di traverse più in là.
 dove scovarono uno degli ultimi covi/santabarbare delle br.
dove anna magnani si fece ammazzare in roma città aperta.
Vivevo con Sabah, Gabriella, Gisele e a turno una strana ciurma di fanciulle.

ero nuovamente in una casa gaia.
e sotto la casa gaia c'erano i trans (poverette direi anche dato che abitavano uno scantinato).

I caffé più gustosi del mondo.
Le chiacchiere più irriverenti.
Le sbronze più colossali.
Renato Zero a manetta.
 Liti furibonde anche.
Con tanto di accapigliamenti. Scenate balorde e carabinieri.
Il mio uomo voleva che cambiasi casa.
Ma anche attraversamenti selvaggi sul triciclo. Cous cous mangiati alle tre del pomeriggio sui divani bassi che ci eravamo inventate, le prime parole in arabo, una coniglia bianca che girava per casa e l'arrivo di Otto, il Perosauro. Unico maschio nella casa.
e poi Lui.
L'uomo che mi spalancò gli occhi sulla visione dell'uomo sui transgender.
Di Marco ricordo il cane, un bellissimo incrocio fra un lupo e un pastore belga. Le mie prime riprese con una telecamera. I primi giri con un romano vero. mica da poche generazioni. da sempre. le rose che mi metteva sul davanzale. il mio sconcerto quando scoprii che mi corteggiava, sì, ma intanto usciva con Romina.
Che aveva 34 anni, era di origini argentine, occhi neri come l'ebano, da cerbiatta, aveva due gambe lunghe chilometri e chilometri e all'anagrafe era Pablo.

Certo che capisco Marco. Chiaro che non ti giudico. ma ecco. mi sembra una lotta impari.
e invece non lo fu. semplicemente perché non fu una lotta.
fu un periodo di abisso in cui vidi piume e lampioni, boa e occhi pesti. e almodovariani pranzi in terrazza, con giochi e risate e difficoltà nella depilazione, scoprii un mondo di donne, con gli occhi degli uomini e i desideri semplici degli esseri umani.


e poi la Prof. che si sposa con un uomo. Lesbica lei, gay lui. perché sono entrambi insegnanti e per provare a risalire un pò di graduatoria e di prestigio nelle scuole dove insegnano è meglio se mettono su famiglia.
e poi la famiglia la vorrebbero davvero ma come si fa.
perché lui ha lui e lei ha lei.
e sono due storie d'amore che ho visto sposarsi in chiesa, d'estate.


Poi scattò il periodo del Triangolo.
sì, quello di Renato, quello che non avevo considerato.
Fatto di campane della chiesa "cristo oggi domani sempre" che ironia! che ci suonavano in camera, di parole de siouxies and the banshies che girano sul riflesso del vinile che gira e che gira, di commesse del pam che ti guardano negli occhi e di lelle old style che prendono l'aperitivo mentre il cinema Aquila, sottratto alla mafia, riapre i battenti e io vado, per la prima volta a vivere davvero da sola sopra i tetti del Pigneto.


Fatto di pareti pitturate insieme e gerani sui bordi del balcone "più sui tetti" del quartiere fatto di gianna nannini che vuole uno scandalo o il mio profumo e un ragazzo dell'europa (in erasmus che a distanza s'incazza come una belva mentre da lontano mi tradisce e pretende fedeltà).
Sei piani di scale a piedi, senza tramm'a muro (così parlò bellavista...)  per perdere le ultime poche energie a riempire di sguardi 25 metri quadrati. Coprire tradimenti. riaggiustare vetri rotti.
e sonia che si sveglia alle 5 del mattino e non ha la patente. e quando mi abbraccia a capodanno, mentre mi toglie il cappello a cilindro e mi bacia davanti a lui.
e di lui non c'è proprio più bisogno.
ma solo perché c'è bisogno di un'altra persona. di lei.
l'amore non ha geometrie.
e poi 

Tutto passa,
solo lei può farmi male
cento uomini ma lei non si può cambiare
ma chissà se lei lo sa che tutto non è mai ogni cosa
ma chissà se lei lo sa che tutto questo è amore
chissà.


mollata. da sola a guardarmi i tetti dall'alto. perché non si fida, mi dice che non resterò. che se tu fossi stata lesbica sarebbe stato diverso, ma come te non ce la faccio.

 ....


e poi il trasloco. La mia prima casa mia. Tre lavori in contemporanea. I primi viaggi in Marocco. 
Roma che resta sempre più lontano.
I ricordi che sfumano e poi quando trovo un Orso, al ritorno da un viaggio mentre in valigia ci sono un cd dei radici nel cemento di alcuni anni prima. C'è caldo sto per lanciarmi nella storia d'Amore e ancora non lo so. Esco una notte, fra una missione a l'altra e incontro lei.
trovo sabah ad un tavolino che beve una birra con un'altra ragazza.
Sabah è algerina. L'altra è marocchina.
a me non sembra vero di vederla dopo tanto e di parlare quattro cavolate in arabo con loro.
  a loro in realtà non sembra vero di poter stare tranquille a bere una birra e a farsi le coccole.
io e Orso.
Sabah e lei.
Eggià perché non sembra vero che omosessualità è considerata reato in tutta l'Africa settentrionale ed orientale. Per gli uomini. figuriamoci per le donne.

e siccome ognuno di noi è uomo e donna allo stesso tempo e...

uno su dieci si dice che lo sia.
Tanti non lo sanno, non ne voglion sapè niente,
perche c’hanno paura del giudizio della gente.
Altri, che lo fanno, non lo vonno fa sapè,
perche gli crea problemi sul lavoro sai com’è.
Ma sarà ora di piantarla con questa ipocrisia,
chiamata OMOFOBIA!

Siamo tutti omosessuali
Siamo tutti diversi siamo tutti uguali
Siamo tutti uguali anche nella diversità
E poi si può guarire anche dalla normalità




Ecco. Mi sembrava il caso di andare indietro, sull'ondata dei ricordi.
Perché quello che siamo lo fanno le esperienze, la gente, per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio ... o no?
Più siamo diversi fra noi, più lenti attraverso cui guardare il mondo ci regalano, più possibilità di crescita abbiamo.







1 commento:

  1. ti spargo a piene mani sui social, è bellissimo questo post, grazie!

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